Spinaci – 1 Kg
PRODUZIONE : ITALIA – LAZIO – LT – AZ. AGRICOLA
Lo spinacio è una pianta erbacea della famiglia delle Chenopodiaceae.
Originario dell’Asia sudoccidentale, è stato introdotto in Europa attorno al 1000, sebbene sia diventato sempre più importante come alimento solo nel corso del XIX secolo. Di questa pianta si consumano le foglie spesse e verdi.
- Descrizione
- RICETTA
Spinaci
Lo spinacio è una pianta erbacea della famiglia delle Chenopodiaceae.
Originario dell’Asia sudoccidentale, è stato introdotto in Europa attorno al 1000, sebbene sia diventato sempre più importante come alimento solo nel corso del XIX secolo. Di questa pianta si consumano le foglie spesse e verdi.
Gli spinaci sono effettivamente tra gli ortaggi con il più alto contenuto di ferro, ma è diffusa l’errata convinzione che ne contenga un quantitativo elevato tanto che a volte si mangiano spinaci in alcuni casi di anemia. Sembra che questa credenza sia nata in seguito ad un errore di battitura su un’etichetta: invece di scrivere 3,4 mg ogni 100 g fu scritto 34. Questo avvenne, plausibilmente, prima del 1929, quando fece la sua comparsa il fumetto Braccio di Ferro.
Altri vegetali hanno un contenuto molto più alto di ferro: lenticchie, semi di girasole, farina di soia e ceci.
Inoltre altre sostanze presenti negli spinaci formano col ferro dei composti di coordinazione e pertanto lo rendono meno biodisponibile.
Gli spinaci, uno dei prodotti ortofrutticoli più diffusi sul pianeta, sono una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Chenopodiaceae. Possono raggiungere l’altezza di 70 cm circa con grosse foglie verde scuro.
Le origini delle spinaci paiono risalire al continente asiatico, e precisamente in Nepal, dove pare siano stati coltivati per la prima volta; tuttavia esistono testimonianze che asseriscono che già nel cinquecento, a Firenze, le suore benedettine coltivassero già le spinaci nei loro orti.
Il periodo di raccolta delle spinaci va da novembre fino a marzo.
L’acido ossalico presente negli spinaci può intaccare le riserve di vitamina C nell’organismo umano; per questo motivo le persone affette da diabete avendo già una quantità ridotta di vitamina C è bene che si consultino col loro medico di fiducia prima di consumare spinaci.
Una cottura troppo prolungata può favorire la concentrazione di nitrati e una dispersione delle sostanza antiossidanti con conseguenze negative per la nostra salute; questo il motivo principale per cui si consiglia di consumarle crude.
Per chi è interessato da patologie riguardanti i reni è bene che sappia che l’acido ossalico favorisce la formazione di calcoli renali; è bene quindi fare attenzione.
Gli spinaci sono caratterizzati da un alto contenuto di vitamine A e C e in minore quantità, vitamine B, D, F, PP e K; oltre alle vitamine troviamo una discreta quantità di minerali quali rame, potassio, zinco, calcio e fosforo. Cento grammi di spinaci contengono: 90 gr. di acqua, 2 gr. di fibre, 3,4 di proteine, 0,7 gr, di grassi e 3 grammi di carboidrati.
Molto importante, come andremo a vedere, la presenza nelle spinaci della luteina, un carotenoide con particolari proprietà utili alla vista.
Gli spinaci occupano una posizione rilevante nella classifica degli alimenti con proprietà utili all’organismo umano; una scoperta molto recente attesta che gli spinaci hanno proprietà molto utili alla vista. La luteina, contenuta in buona quantità nelle foglie di spinaci, ha la capacità di penetrare nel sangue e di depositarsi negli occhi, in particolare nella retina, apportando così ottimi benefici alla vista.
Grazie alla ricchezza di minerali gli spinaci hanno proprietà lassative, tonificante ed apportano benefici anche al muscolo primario dell’organismo, il cuore. L’alto contenuto di acido folico apporta benefici al nostro sistema immunitario, rendendolo più “forte” e aiuta notevolmente l’organismo nella produzione di globuli rossi.
Per poter trarre i massimi benefici dal consumo di spinaci è bene sottolineare che gli stessi vanno rigorosamente mangiati crudi, magari in insalata con olio e sale; è infatti dimostrato che, una volta lessati, perdono il 50% circa delle loro proprietà utili all’organismo umano.
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